Lettera Apostolica Patris Corde
In occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa Universale
«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli “il figlio di Giuseppe”».
Con queste sintetiche ma esaustive parole inizia la lettera apostolica Patris Corde del papa Francesco scritta in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale.
Siamo nel 1870, la Chiesa di Pio IX dovette affrontare un tempo difficile causato dalla instabile situazione politica e militare che obbligò, di fatto, la sospensione del Concilio Vaticano I, facendo ritornare i padri conciliari il più presto possibile alle loro sedi.
Il 20 settembre 1870 l’esercito italiano entrava in Roma e Pio IX, sentendo minacciata la libertà del suo mandato di Vicario di Cristo, si dichiarò “prigioniero”.
Qualche mese più tardi, l’8 dicembre di quello stesso anno, lo stessoPio IX proclamò san Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale, invitando tutti i fedeli ad affidarsi al patrocinio di san Giuseppe, colui che aveva difeso Gesù e Maria era adesso invocato quale difensore della Chiesa di Cristo.
150 anni più tardi (8 dicembre 2020), papa Francesco ha pubblicato la Lettera Apostolica Patris Corde e ha indetto un anno dedicato proprio a san Giuseppe.
Già nelle prime righe della sua lettera, papa Francesco ci ricorda che San Giuseppe può essere un intercessore e una guida per tutti coloro che non vengono considerati protagonisti, che non sono alla ribalta della scena della storia, che non fanno notizia, ma che realizzano la loro vocazione in silenzio e costanza:
«Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti e in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza».
Ancora, il papa osserva che «sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere». L’obbedire di san Giuseppe chiede creatività, saper prendere decisioni, assumere la responsabilità del custodire Gesù e Maria. Non si tratta di un ubbidire passivo. Scrive ancora papa Francesco: «Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare». Questa è la parte della Lettera più vicina alla situazione del nostro tempo, tempo di pandemia, e papa Francesco trova risposta ai tanti interrogativi che oggi rivolgiamo anche al mondo e a Dio. L’accento cade sulla vita della Famiglia di Nazaret in Egitto, tempo nel quale il coraggio creativo di san Giuseppe ha dovuto pensare e realizzare una nuova vita per la sua famiglia. Qui il pensiero del papa per i migranti di oggi, per i quali invoca «San Giuseppe speciale patrono per loro».
Siamo invitati a crescere nell’amore verso san Giuseppe, a chiedere la sua intercessione, ad imitare le sue virtù. Un anno con san Giuseppe e come san Giuseppe è un cammino importante da compiere, un processo da avviare in ognuno di noi. Sono tanti gli spunti che ci dona questa bella lettera che ciascuno può leggere e meditare personalmente.
Conclude il papa: «non resta che implorare da san Giuseppe la grazia delle grazie: la nostra conversione».
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