Ricordo di Padre Carmine Pace MSC
Di Fr. Domenico Rosa msc
La prima volta che venni a Firenze fu nel settembre del 1998, a ottobre iniziavano le lezioni del mio corso di laurea in storia e, accompagnato dai miei genitori presi una camera all’Istituto Alfa Nuova, a pochi passi dalla verde piazza dell’Indipendenza, di memoria risorgimentale. La camera che il direttore, padre Carmine Pace, mi assegnò, era la numero 14 al primo piano, da dividere con un altro studente. La struttura mi piacque molto, nella corte poi vidi gli altri ragazzi giocare a calcio, pensai che presto mi sarei unito a loro. Ricordo la figura autorevole del padre, pizzetto bianco e voce imponente; presto avrei imparato a conoscerlo e a scoprire la sua famiglia religiosa dei Missionari del Sacro di Gesù, alla quale oggi appartengo. Iniziai le lezioni con entusiasmo, ma arrivare da un paesino dell’Abruzzo con mille abitanti in una delle città più importanti d’Italia non fu facile. Soprattutto all’inizio, avevo molta nostalgia dei miei affetti, della mia numerosa famiglia (genitori, nonna, sorella e 2 fratelli), degli amici di sempre con i quali ero nato, delle persone che incontravo quotidianamente e salutavo, perché il paese è una grande famiglia. Di colpo mi ritrovai in mare aperto a navigare in una nuova vita. A volte la voglia di abbandonare tutto e tornare a casa era tanta e proprio grazie al posto in cui vivevo superai i problemi legati all’ambientamento. Cominciai a conoscere altri studenti, anche di altre nazionalità e allo studio univo un sano divertimento. Certo a diciannove anni spesso si esagera con le chitarre o con le urla nel nostro campo di calcio, ma quel burbero padre dal grande cuore sapeva richiamarci all’ordine. A poco a poco l’Alfa Nuova divenne la mia nuova casa e anche padre Pace, all’inizio quasi temuto, divenne per me una figura familiare. Un educatore che nei tanti anni di permanenza spesso mi ha sopportato, altre volte ascoltato, soprattutto quando ero preda dello sconforto per un esame non dato, un amore finito o un malessere inesistente che soltanto i giovani sanno avere. Grazie a Dio tutto passa e se ho portato a termine i miei studi e capito che ogni giorno è un dono lo devo sicuramente anche lui e alla casa che abbiamo condiviso. Nel 2014 poi ho iniziato il cammino nella vita religiosa, sentivo sempre più forte la voglia di unirmi intimamente al Signore e padre Carmine lo aveva capito, gli chiesi in dono le nostre Costituzioni e la lettura mi portò a chiedere l’ingresso nella famiglia religiosa dei missionari del Sacro Cuore di Gesù. In questi anni, il caro padre mi ha sempre accompagnato nel cammino, soprattutto durante l’anno di noviziato in Irlanda la sua vicinanza è stata costante e per i miei primi voti, il 15 agosto 2017, attraversò l’oceano e fu al mio fianco. Tanti sono i ricordi che mi legano alla sua figura di educatore prima e di confratello poi. Ma non dimenticherò mai e porterò sempre nel cuore le sue parole di augurio per la mia consacrazione: “Donati tutto al Signore, non tenere niente per te. Sprecheresti tempo ed energie”. Grazie di tutto.