SULLO SPIRITO DELLA NOSTRA PROVINCIA
l 18 luglio 1900, un indulto della S. Sede erigeva canonicamente, con effetto dal seguente 12 agosto, la Provincia Italiana dei Missionari del Sacro Cuore. In quel tempo i religiosi italiani erano 25 o 26. Padre Provinciale fu nominato il P. Genocchi che era già Superiore della casa della “Sapienza” e Maestro dei Novizi.
La nostra provincia è stata in crescita fino agli anni Cinquanta, con un massimo di 127 religiosi. Dal 1960 e cominciato il calo fino ad arrivare al numero attuale di 28 membri.
La nostra storia si può dividere in anni e periodi distinti:
Dal 1900 al 1925.
Un tempo di crescita ricco di figure di primo piano, a cominciare dal P. Giovanni Genocchi.
Dal 1926 al 1949.
Nel 1926 viene eletto Provinciale il P. Pillarella. Egli era rimasto colpito dalla vitalità degli M.S.C. in Belgio e Olanda. Paragonandola al modesto procedere della Provincia Italiana scrive:
«La mancanza di spirito organizzativo, la fissazione di rimanere incrostati nella casa della Sapienza, hanno fatto si che molte splendide iniziative siano rimaste semplici aborti…»
perciò, egli ha pensato di porre le basi del desiderato sviluppo con l’incremento delle opere di formazione: la Piccola opera a Narni (1927), lo Studentato a Firenze (1929), il Noviziato ad Agrano (1936). L’effetto di questa mossa si è fatto ben sentire. Quando il P. Pillarella ha lasciato il suo lungo incarico (1926-1950, con una sola parentesi dal 1940 al 1943), la provincia contava ormai più di 100 religiosi e nuove opere: Palermo (1937), e soprattutto Pinheiro (1939, ma iniziata nel 1946). Pontecagnano, nel 1942, aperta dal P. Tidei.
Dal 1950 al 1971.
È un tempo di espansione delle opere (Ferentino, Minturno, Torvaianica, Oleggio, la parrocchia ad Omegna, Villa Verjus (Roma), Castelletto Ticino, Salerno, Corato e deu nuove parrocchie a Pontecagnano). Ma è anche il tempo della parabola discendente dei religiosi che, dopo il massimo di 127 consacrati, nel 1956, comincia lentamente a diminuire.
Dal 1972 al 2000.
Per via della progressiva riduzione del numero dei religiosi, si è costretti a chiudere diverse opere (Ferentino, Narni, Agrano. Castelletto, gli istituti di Minturno e di Torvaianica, Omegna, Corato e una parrocchia a Pontecagnano). In questo momento, oltre alla missione in Brasile, rimane la “casa madre” di Corso Rinascimento a Roma con il santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore e l’ufficio della redazione di “Annali”; sette parrocchie e un pensionato universitario, un tentativo di Casa di accoglienza, due cappellanie in ospedali.
Dal 2001 ad oggi
In questi anni si registrano ancora la scomparsa di altri padri con la conseguente chiusura di diverse opere. È però presente un segno di speranza con alcune nuove vocazioni che ci lasciano sperare in una, seppur lenta, ripresa.