La “chiamata”
È impossibile poter parlare in maniera esaustiva di un tema così grande e così diverso; ogni chiamata è personale, intima, profonda e per questo non esiste una chiamata uguale ad un’altra.
Tutti riceviamo una chiamata, perché tutti siamo un pensiero pieno di amore di Dio, e racchiudiamo in noi stessi il disegno che Egli ha scritto personalmente per ciascuno di noi. Però ci sono alcuni elementi che accomunano, che sono uguali, che sono eterni; sono elementi che mettono in relazione la chiamata che ha ricevuto Pietro, Giacomo, Giovanni, Matteo – per citarne alcuni – a quella che ho ricevuto io, che hai ricevuto tu, che hanno ricevuto altri.
Il primo elemento è Dio Padre, che con il suo infinito Amore non si stanca di perdonarci, di amarci, di invitarci a seguirLo;
il secondo elemento è Gesù, esempio perfetto di chi risponde alla chiamata del Padre; di chi si fa carico della propria vocazione e si mette in cammino perché si compia la volontà del Padre, il disegno che è stato inciso personalmente da Dio Padre nel proprio cuore;
il terzo elemento è lo Spirito Santo: che è Spirito di Amore e di Verità (Gv.14,17), Colui che ci illumina sulle scelte da compiere. Nella Trinità, pertanto, c’è la sintesi perfetta di ogni chiamata. Tutti siamo fatti per amare e tutto tende verso l’Amore dato e ricevuto.
Iniziare un cammino vocazionale, o metterti in “stato di discernimento” su quanto Dio ha in serbo per te, significa intuire con la mente, con il cuore e la volontà di servire, in quale condizione di vita il Signore ti chiama a vivere e a dare compimento a tutta quella prepotente voglia di amore che abita la tua persona. Dove puoi amare meglio e di più? E a beneficio di chi vuoi impiegare quelle energie d’amore che Dio ha fatto abitare in te? Per intraprendere questo itinerario, è importante che tu attivi la dimensione dell’ascolto. Ascoltare è la parola base, primordiale, essenziale della persona credente. “Il primo comandamento è: ascolta Israele” (Dt 5,1). Per poter dare una risposta personale e coerente, è innanzitutto necessario “ascoltare” e non aver fretta di rispondere. Ascoltare la Parola di Dio, lasciarsi interrogare dalla Scrittura, entrare in relazione con il testo sacro, consapevole che questo non è solo un libro da leggere, ma una Persona fatta carne che ti sta parlando qui e ora; occorre anche ascoltarsi interiormente. La tua storia, le tue vicende, le tue situazioni di vita: che cosa dicono di te, come ti parlano, come Dio si è fatto conoscere attraverso gli anni, dove l’hai incontrato e che cosa ti ha fatto capire; ascoltare se stessi: il proprio passato e il proprio presente; ascoltare i bisogni del cuore, i desideri profondi che trovi nel tuo spirito, conoscerti nei limiti e nelle risorse, nelle tue ricchezze e fragilità, nella consapevolezza che tutto ciò che sei stato e che vivi è dono, grazia, e contiene una parola di sapienza che dice molte cose sulla tua vocazione; e poi lasciarti accompagnare, con docilità e sincerità, da una guida spirituale che ti possa illuminare, sostenere e orientare. Solo in seguito ti potrai rendere conto che quanto hai maturato in tutto questo cammino di discernimento è ciò che Dio ha in serbo per te, e per il bene di tante sorelle e fratelli.
Scoprire che la vita è vocazione, significa avere un motivo per cui il cuore può cantare, per cui il volto si trasfigura; in questo modo la vita è una continua epifania che si svela progressivamente ai nostri occhi e al nostro cuore. È una promessa che viaggia lungo la strada della pienezza e giorno dopo giorno, di notte e di giorno, cresce e germoglia fino alla piena maturazione, secondo i tempi di Dio (Mc 4,26-29). È un grande progetto d’amore di Dio che precede la nostra nascita e ci accompagna durante tutta la nostra esistenza. Nasciamo per portare a compimento quel personale disegno di Dio per il bene di tutti. “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
La chiamata alla vita è chiamata a camminare, ad essere pellegrini con lo zaino in spalla e nei piedi la voglia di andare, di crescere, di capire; con un orizzonte di senso davanti agli occhi e nel volto la gioia di esserci. Non sei un semplice pellegrino, nessuno di noi è semplicemente un pellegrino; sei un pellegrino “nel tempo e del tuo tempo”, non sei un turista, all’eterna ricerca di nuovi luoghi da scoprire e nuove esperienze da vivere; non sei un vagabondo, senza un concreto punto di riferimento in cui centrarsi, da cui partire, a cui arrivare. Il tuo cammino, se lo vorrai, può avere il gusto di terra e di cielo, di finito e di eterno, di ora e di altrove. È un cammino che porta al centro di te, al vero centro della tua esistenza, mentre allarga i confini di te fino all’incontro con l’Altro. È un processo che svela e incarna, in tutte le sue dimensioni, l’immagine di Dio che porti incisa, in modo unico e inequivocabile, nel profondo del tuo essere.
Se il tuo discernimento e il tuo accompagnamento personale è orientato a Gesù Cristo come orizzonte della tua vita e della tua storia, allora questo tuo percorso si fa “cammino nello Spirito” radicato in un cuore umano, il tuo! Dal desiderio di seguire Cristo sarai accompagnato da chi ti guida, all’intimità con Cristo stesso fino a condividerne la missione. San Paolo, che dopo la sua conversione ha seguito questo cammino arriva ad esclamare, con decisione e speranza: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21).
Questo cammino è vita che contiene un’azione e una crescita senza fine, senza sosta, senza resistenze. Un movimento di crescita che sposta sempre più in là il traguardo della propria vita, perchéé si è sempre in cammino… e non si arriva mai!
La chiamata alla vita religiosa .
Possiamo indicare alcuni elementi che orientano verso una possibile chiamata alla vita consacrata:
1. Per te Dio è tutto.
Vuoi consegnare a Lui, come atto di amore, tutta la tua persona: mente, cuore, corpo, volontà, relazioni affettive; e questo per l’intera durata della tua vita. Il motivo più vero, che sostiene la tua esistenza e il tuo “essere per gli altri” è una grande passione per Cristo e per la Chiesa; e’ quello di renderLa sempre più bella perché il mondo stesso sia un luogo abitato dalla fraternità e dalla riconciliazione.
2. L’importanza della vita fraterna.
Senti necessaria, per la tua consacrazione e futura missione, una comunità di fratelli con i quali condividere la ricchezza delle persone, i doni dei quali ognuno è portatore, gioire delle diversità, riconoscere come grazia ciò che Dio opera in ognuno. E dire: “ O come è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme” (Salmo 133,1).
3. Crescita umana.
Ti rendi conto che la vocazione alla vita religiosa costituisce per te anche una crescita in umanità e risponde a quel bisogno, presente in ogni persona, di dare un senso alla propria vita. Che la vita religiosa è quel vestito, che è proprio su misura anche della tua pienezza umana; che la scelta della consacrazione è quella, rispetto ad un’altra, che meglio ti permette di coltivare una vita spirituale che si nutre della Parola, del Pane di vita, di Preghiera; e che il carisma di quel particolare Istituto Religioso nel quale vorresti entrare, è proprio quello che più di altri batte forte nel tuo cuore;
4. Vita in semplicità, umiltà e fraternità.
Senti che ciò che ti fa contento, è il desiderio di vivere una vita in semplicità, umiltà, e fraternità, contento di quello che il Signore ti può dare giorno per giorno, senza rincorrere sogni di grandezza, di carriera e di potere. Sei disposto a lavorare su te stesso, per renderti sempre più libero interiormente, per poter vivere, con serenità e fedeltà, i voti di castità, povertà e obbedienza, consapevole che questi sono il “cammino della vita religiosa” più che la meta.
5. Avere un cuore ricco di misericordia e compassione.
Sei disponibile, infine, a lasciarti formare un cuore ricco di misericordia e di compassione verso le persone più emarginate, ferite nel corpo e nello spirito, più bisognose di incontrare l’Amore di Dio, del quale desideri essere un testimone autentico. ( Questa dimensione è caratterizzante la vocazione dei Missionari del S.Cuore)